«Per discorrere di stelle il nostro linguaggio è inadeguato, come
chi volesse arare con una piuma: è nato con noi, ha le nostre
dimensioni, è umano», cosi scriveva Primo Levi sulla difficoltà di
tradurre il cosmo in parole. «È chiaro che nel nostro lessico
qualcosa non funziona». Solo la grande letteratura può forzare
verso l’infinito i limiti delle parole conosciute: dalla cometa
solitaria di Del Giudice - quasi un corpo di donna -, alla visione
planetaria raccontata da Updike con il consueto sorriso a fior di
labbra; dalle stelle «folgoranti e tremanti» descritte da Galileo,
all’irriverenza di Cortázar con la sua banda di spazzini celesti.
Venticinque racconti e due strani saggi, in bilico tra il rigore e
la passione, per dire il mistero del cuore dentro quello delle
leggi cosmiche, segreti entrambi persino allo sguardo implacabile
dei telescopi.
«Per discorrere di stelle il nostro linguaggio è inadeguato, come
chi volesse arare con una piuma: è nato con noi, ha le nostre
dimensioni, è umano», cosi scriveva Primo Levi sulla difficoltà di
tradurre il cosmo in parole. «È chiaro che nel nostro lessico
qualcosa non funziona». Solo la grande letteratura può forzare
verso l’infinito i limiti delle parole conosciute: dalla cometa
solitaria di Del Giudice - quasi un corpo di donna -, alla visione
planetaria raccontata da Updike con il consueto sorriso a fior di
labbra; dalle stelle «folgoranti e tremanti» descritte da Galileo,
all’irriverenza di Cortázar con la sua banda di spazzini celesti.
Venticinque racconti e due strani saggi, in bilico tra il rigore e
la passione, per dire il mistero del cuore dentro quello delle
leggi cosmiche, segreti entrambi persino allo sguardo implacabile
dei telescopi.