La prima cosa che i periti di Sotheby’s videro aprendo la porta della palazzina di Andy Warhol a New York, al 57 della 66th Street, fu un gigantesco busto di Napoleone che li fissava da un tavolo antico al centro dell’altissimo salone d’ingresso. Guardando alla loro sinistra si fermarono ammirati di fronte ai superbi busti del Marchese de Lafayette e di Benjamin Franklin che si ergevano tra bronzi di cavalli, levrieri, pugili e danzatori. Dietro a questi c'era un elegante divano chippendale e, davanti, una poltrona alata Giorgio I. Alle pareti crema e oro, sopra cassette di tulipani, era appesa un'incredibile varietà di ritratti di antenati americani. Un olio a grandezza naturale di un giovane nudo, firmato "George Bellows, 1906", era appoggiato alla parete di fondo. Proseguendo su paviemnti scuri e tirati a lucido, oltrepassarono un piccolo ascensore e si trovarono di fronte a una fuga di porte. Aprendole si fermarono ammutoliti.
La prima cosa che i periti di Sotheby’s videro aprendo la porta della palazzina di Andy Warhol a New York, al 57 della 66th Street, fu un gigantesco busto di Napoleone che li fissava da un tavolo antico al centro dell’altissimo salone d’ingresso. Guardando alla loro sinistra si fermarono ammirati di fronte ai superbi busti del Marchese de Lafayette e di Benjamin Franklin che si ergevano tra bronzi di cavalli, levrieri, pugili e danzatori. Dietro a questi c'era un elegante divano chippendale e, davanti, una poltrona alata Giorgio I. Alle pareti crema e oro, sopra cassette di tulipani, era appesa un'incredibile varietà di ritratti di antenati americani. Un olio a grandezza naturale di un giovane nudo, firmato "George Bellows, 1906", era appoggiato alla parete di fondo. Proseguendo su paviemnti scuri e tirati a lucido, oltrepassarono un piccolo ascensore e si trovarono di fronte a una fuga di porte. Aprendole si fermarono ammutoliti.