Per Walter Benjamin, l’analisi del carattere distruttivo dev’essere collocata nell’ambito della necessità di rinnovamento che si manifesta in un ciclo storico quando questo è giunto ad un punto di crisi irrisolvibile. Il carattere distruttivo si manifesta come portatore del nuovo, del cambiamento, del bisogno di emanciparsi dalla memoria e dai legami del passato, per generare la trasformazione. Questo saggio si accompagna ad un altro importante contributo di Benjamin, Esperienza e povertà, ove l’autore introduce un nuovo e positivo significato di barbarie che dev’essere intesa come povertà di esperienza e dunque possibile libertà di concepire il presente con sguardo rinnovato e libero dagli orrori di un quotidiano rituale e quindi sempre uguale a se stesso, e in definitiva luttuoso. E’ la guerra — non più come metafora, ma come scenario incombente con i suoi dispositivi già in atto — la rappresentazione più propria di una povertà che, non sapendo superare il lutto, attualizza la distruzione totale, senza scampo, il territorio di fanatici guerrieri alla ricerca di maschere in luogo delle identità perdute. Importante e lungimirante in proposito risulta il saggio intitolato Teoria del fascismo tedesco, in cui Benjamin disvela il meccanismo funesto di un idealismo alla furibonda ricerca di senso, di un senso che depotenziato non potrà che deflagrare nella guerra totale.
Interventi e saggi: W. Benjamin, A. Bonomi, V. Corzani, M. de Certeau, U. Fadini, C. Formenti, M. Guareschi, A. Ponzio, T. Villani. Intertesti poetici di Paolo Volponi.
Per Walter Benjamin, l’analisi del carattere distruttivo dev’essere collocata nell’ambito della necessità di rinnovamento che si manifesta in un ciclo storico quando questo è giunto ad un punto di crisi irrisolvibile. Il carattere distruttivo si manifesta come portatore del nuovo, del cambiamento, del bisogno di emanciparsi dalla memoria e dai legami del passato, per generare la trasformazione. Questo saggio si accompagna ad un altro importante contributo di Benjamin, Esperienza e povertà, ove l’autore introduce un nuovo e positivo significato di barbarie che dev’essere intesa come povertà di esperienza e dunque possibile libertà di concepire il presente con sguardo rinnovato e libero dagli orrori di un quotidiano rituale e quindi sempre uguale a se stesso, e in definitiva luttuoso. E’ la guerra — non più come metafora, ma come scenario incombente con i suoi dispositivi già in atto — la rappresentazione più propria di una povertà che, non sapendo superare il lutto, attualizza la distruzione totale, senza scampo, il territorio di fanatici guerrieri alla ricerca di maschere in luogo delle identità perdute. Importante e lungimirante in proposito risulta il saggio intitolato Teoria del fascismo tedesco, in cui Benjamin disvela il meccanismo funesto di un idealismo alla furibonda ricerca di senso, di un senso che depotenziato non potrà che deflagrare nella guerra totale.
Interventi e saggi: W. Benjamin, A. Bonomi, V. Corzani, M. de Certeau, U. Fadini, C. Formenti, M. Guareschi, A. Ponzio, T. Villani. Intertesti poetici di Paolo Volponi.