Tutta l’opera di Marc Fumaroli potrebbe avere come motto, alla maniera secentesca: «Della retorica risorta». Solo risvegliando questa sapienza, mondana e metafisica insieme, che insegna ad articolare le forme del discorso, del gesto, della meditazione e il linguaggio plastico, potremo ad esempio tornare a capire – se studiamo l’epoca della sua suprema fioritura, fra il Concilio di Trento e il regno di Luigi XIV – come la pittura fosse uno strumento di persuasione e di azione nella vita intellettuale, politica e sociale del tempo. Immerse in un contesto vivo, le immagini stimolavano una fervida emulazione fra letterati e pittori, trasformavano i frontespizi dei libri in palazzi, gallerie, giardini, traducevano e suscitavano le visioni dei mistici, avevano la stessa forza persuasiva dell’eloquenza dispiegata nelle chiese dagli ordini predicatori nati dalla Controriforma. In questo straordinario viaggio all’interno di un universo che Fumaroli rifiuta di ricondurre alla generica etichetta di «barocco», le tappe principali sono rappresentate da alcuni grandi – da Guido Reni a Caravaggio a Poussin –, ma altrettanto affascinanti appaiono le soste di fronte alle incisioni delle scuole di Anversa e di Parigi, agli arazzi dei Gobelins. Attraverso una serie di saggi sinecdotici, questa lettura orienta verso la ricostruzione dell’intero tessuto culturale del secolo, chiamando in causa tutte le arti e tutti i generi di discorso, dalla poesia mondana di Marino a quella devota di Urbano VIII, dalle favole di La Fontaine alle ricerche in ambito musicale dettate dalle regole del Concilio di Trento, dai trattati di eloquenza alle raccolte di prediche dei grandi artefici della riscossa cattolica. Come dei primi studi di Warburg, di Wind o di Panofsky, si può dire di questo libro che esso rinnova dall’interno il nostro modo di accostarci all’espressione artistica, figurativa o scritta, concedendoci di vedere come per la prima volta opere capitali spesso oscurate dalla loro stessa fama. La scuola del silenzio è apparso per la prima volta in Francia nel 1994.
Tutta l’opera di Marc Fumaroli potrebbe avere come motto, alla maniera secentesca: «Della retorica risorta». Solo risvegliando questa sapienza, mondana e metafisica insieme, che insegna ad articolare le forme del discorso, del gesto, della meditazione e il linguaggio plastico, potremo ad esempio tornare a capire – se studiamo l’epoca della sua suprema fioritura, fra il Concilio di Trento e il regno di Luigi XIV – come la pittura fosse uno strumento di persuasione e di azione nella vita intellettuale, politica e sociale del tempo. Immerse in un contesto vivo, le immagini stimolavano una fervida emulazione fra letterati e pittori, trasformavano i frontespizi dei libri in palazzi, gallerie, giardini, traducevano e suscitavano le visioni dei mistici, avevano la stessa forza persuasiva dell’eloquenza dispiegata nelle chiese dagli ordini predicatori nati dalla Controriforma. In questo straordinario viaggio all’interno di un universo che Fumaroli rifiuta di ricondurre alla generica etichetta di «barocco», le tappe principali sono rappresentate da alcuni grandi – da Guido Reni a Caravaggio a Poussin –, ma altrettanto affascinanti appaiono le soste di fronte alle incisioni delle scuole di Anversa e di Parigi, agli arazzi dei Gobelins. Attraverso una serie di saggi sinecdotici, questa lettura orienta verso la ricostruzione dell’intero tessuto culturale del secolo, chiamando in causa tutte le arti e tutti i generi di discorso, dalla poesia mondana di Marino a quella devota di Urbano VIII, dalle favole di La Fontaine alle ricerche in ambito musicale dettate dalle regole del Concilio di Trento, dai trattati di eloquenza alle raccolte di prediche dei grandi artefici della riscossa cattolica. Come dei primi studi di Warburg, di Wind o di Panofsky, si può dire di questo libro che esso rinnova dall’interno il nostro modo di accostarci all’espressione artistica, figurativa o scritta, concedendoci di vedere come per la prima volta opere capitali spesso oscurate dalla loro stessa fama. La scuola del silenzio è apparso per la prima volta in Francia nel 1994.