I ritratti dei grandi protagonisti della società dello spettacolo italiano nel dopoguerra. Masolino d’Amico, l’autore, ha avuto il privilegio di guardare i giganti, per così dire, negli occhi: Anna Magnani e le sue «lune» ; l’esprit de l’escalier che frenava Ennio Flaiano nel parlare, pur essendo maestro di giochi linguistici; il carisma di Visconti perfino nel potare le aiuole; lo stile davvero principesco di Burt Lancaster; l’identità tra Sordi e il suo personaggio dello schermo; l’angelica astrazione di Nino Rota; Panelli sulla spiaggia di Castiglioncello improvvisatore di sketch migliori che in televisione; Rina Morelli attrice naturale e il suo opposto Paolo Stoppa studiato anche nel guardaroba; e così per tanti altri con cui la familiarità si univa però sempre alla consuetudine creativa e al più serio fervore artistico. Senza fanatismo, senza timidezza, senza curiosità morbose, ma anche senza la frivolezza della mondanità. Per cui sono ritratti segnati da una naturalezza e venati di una umanità immediate: che Andrea Camilleri, con sintesi calzante, nella sua introduzione definisce «gioia». Inoltre, la misura compatta, poiché sono nati per una rubrica giornalistica, dona loro la forma di un’istantanea.
«Per spiegare in qualche modo il taglio dei ritratti – dice Andrea Camilleri – Masolino scriveva che lui si era limitato a cogliere la faccia che la persona mostrava al mondo, la maschera. E queste maschere Masolino era riuscito a condensarle in una sola parola: Visconti, l’autorevolezza; Zavattini, la fantasia; Rossellini, il fascino; Lancaster, l’intelligenza e via di questo passo. Azzeccandoci sempre, in quest’arte difficile di condensare all’estremo. Ma che c’entra la gioia della lettura? Beh, forse per la rara eleganza della scrittura, per la sua calviniana leggerezza, per la fulminea capacità di cogliere certi aspetti dei personaggi con affabile ironia, e anche e forse soprattutto perché lo scopo sottinteso di quei ritratti era di non costringerci a un giudizio, semmai obbligarci a capire».
I ritratti dei grandi protagonisti della società dello spettacolo italiano nel dopoguerra. Masolino d’Amico, l’autore, ha avuto il privilegio di guardare i giganti, per così dire, negli occhi: Anna Magnani e le sue «lune» ; l’esprit de l’escalier che frenava Ennio Flaiano nel parlare, pur essendo maestro di giochi linguistici; il carisma di Visconti perfino nel potare le aiuole; lo stile davvero principesco di Burt Lancaster; l’identità tra Sordi e il suo personaggio dello schermo; l’angelica astrazione di Nino Rota; Panelli sulla spiaggia di Castiglioncello improvvisatore di sketch migliori che in televisione; Rina Morelli attrice naturale e il suo opposto Paolo Stoppa studiato anche nel guardaroba; e così per tanti altri con cui la familiarità si univa però sempre alla consuetudine creativa e al più serio fervore artistico. Senza fanatismo, senza timidezza, senza curiosità morbose, ma anche senza la frivolezza della mondanità. Per cui sono ritratti segnati da una naturalezza e venati di una umanità immediate: che Andrea Camilleri, con sintesi calzante, nella sua introduzione definisce «gioia». Inoltre, la misura compatta, poiché sono nati per una rubrica giornalistica, dona loro la forma di un’istantanea.
«Per spiegare in qualche modo il taglio dei ritratti – dice Andrea Camilleri – Masolino scriveva che lui si era limitato a cogliere la faccia che la persona mostrava al mondo, la maschera. E queste maschere Masolino era riuscito a condensarle in una sola parola: Visconti, l’autorevolezza; Zavattini, la fantasia; Rossellini, il fascino; Lancaster, l’intelligenza e via di questo passo. Azzeccandoci sempre, in quest’arte difficile di condensare all’estremo. Ma che c’entra la gioia della lettura? Beh, forse per la rara eleganza della scrittura, per la sua calviniana leggerezza, per la fulminea capacità di cogliere certi aspetti dei personaggi con affabile ironia, e anche e forse soprattutto perché lo scopo sottinteso di quei ritratti era di non costringerci a un giudizio, semmai obbligarci a capire».