L'irlandese Mary Lavin è tra quegli scrittori, rari nell'universo della letteratura, dedicatisi all'esercizio del racconto con una passione pressoché esclusiva; scrittori per i quali, più appropriatamente che per gli altri, si può parlare di un «mondo»: forse per quanto di prossimo all'apologo, alla chiacchiera curiosa, all'«esempio», ha la loro passione. Al «mondo» di Mary Lavin - qui rappresentato da sette racconti sparsi nell'ordine del tempo - appartengono: l'Irlanda, più la provincia agreste che la città; una certa classe media gelosa delle sue convenzioni e in cui l'essere cattolici è fortemente cemento civile e norma morale; la famiglia, per lo più matriarcale; madri, mogli, figlie, quasi mai uomini adulti. Ed è un particolare gusto per il gioco drammatico che li combina e li porge a «esempi» . Esempi di quanto misteriosa sia la felicità, che «mai si deve confondere col piacere, né ritenere che il dolore sia il suo esatto contrario».
L'irlandese Mary Lavin è tra quegli scrittori, rari nell'universo della letteratura, dedicatisi all'esercizio del racconto con una passione pressoché esclusiva; scrittori per i quali, più appropriatamente che per gli altri, si può parlare di un «mondo»: forse per quanto di prossimo all'apologo, alla chiacchiera curiosa, all'«esempio», ha la loro passione. Al «mondo» di Mary Lavin - qui rappresentato da sette racconti sparsi nell'ordine del tempo - appartengono: l'Irlanda, più la provincia agreste che la città; una certa classe media gelosa delle sue convenzioni e in cui l'essere cattolici è fortemente cemento civile e norma morale; la famiglia, per lo più matriarcale; madri, mogli, figlie, quasi mai uomini adulti. Ed è un particolare gusto per il gioco drammatico che li combina e li porge a «esempi» . Esempi di quanto misteriosa sia la felicità, che «mai si deve confondere col piacere, né ritenere che il dolore sia il suo esatto contrario».