«La patria è un'idea di sinistra?
Sì, perché ha moltissimo a che fare con almeno tre parole che appartengono inequivocabilmente alla storia della sinistra: socialità, solidarietà, cambiamento.»
Un quadro politico desolante, un'economia in stallo, lo spettro del «default», lo spauracchio della secessione, il baratro che si allarga tra «casta» e «antipolitica», i giovani senza prospettive… Mentre celebriamo un secolo e mezzo dello Stato unitario, l'Italia ci appare fragile, declinante, immobile, divisa.
Per superare i rischi di una decadenza del posto dell'Italia nel mondo e del nostro benessere, dobbiamo guardare oltre le differenze politiche, sociali, territoriali, le convenienze personali e familiari, il campanilismo e il localismo. Soprattutto, dobbiamo ricominciare a sentirci una comunità, che voglia impegnarsi in un progetto condiviso.
La parola «patria»è rimasta estranea, per ragioni storiche e ideologiche, alle tradizioni culturali prevalenti nel nostro paese. Tuttavia oggi, per evitare le opposte derive del mondialismo omologante e del proliferare di egoismi di luogo e di gruppo, diventa indispensabile rifondare una identità collettiva che non si fondi su condizioni date – il sangue, il territorio, la lingua, la religione –- ma su valori e obiettivi condivisi. Emanuele Conte e Roberto Della Seta ci offrono una riflessione insieme storica e politica sul concetto di patria e sul ruolo che esso ha avuto nella cultura e nella storia del nostro paese.
Per proiettarlo nel futuro, come risorsa modernissima al servizio dell'interesse comune degli italiani.
«La patria è un'idea di sinistra?
Sì, perché ha moltissimo a che fare con almeno tre parole che appartengono inequivocabilmente alla storia della sinistra: socialità, solidarietà, cambiamento.»
Un quadro politico desolante, un'economia in stallo, lo spettro del «default», lo spauracchio della secessione, il baratro che si allarga tra «casta» e «antipolitica», i giovani senza prospettive… Mentre celebriamo un secolo e mezzo dello Stato unitario, l'Italia ci appare fragile, declinante, immobile, divisa.
Per superare i rischi di una decadenza del posto dell'Italia nel mondo e del nostro benessere, dobbiamo guardare oltre le differenze politiche, sociali, territoriali, le convenienze personali e familiari, il campanilismo e il localismo. Soprattutto, dobbiamo ricominciare a sentirci una comunità, che voglia impegnarsi in un progetto condiviso.
La parola «patria»è rimasta estranea, per ragioni storiche e ideologiche, alle tradizioni culturali prevalenti nel nostro paese. Tuttavia oggi, per evitare le opposte derive del mondialismo omologante e del proliferare di egoismi di luogo e di gruppo, diventa indispensabile rifondare una identità collettiva che non si fondi su condizioni date – il sangue, il territorio, la lingua, la religione –- ma su valori e obiettivi condivisi. Emanuele Conte e Roberto Della Seta ci offrono una riflessione insieme storica e politica sul concetto di patria e sul ruolo che esso ha avuto nella cultura e nella storia del nostro paese.
Per proiettarlo nel futuro, come risorsa modernissima al servizio dell'interesse comune degli italiani.