Questo libro raccoglie per la prima volta organicamente e mette a disposizione in italiano tutti i principali testi di argomento semiotico di Charles Sander Peirce. Costituisce così lo strumento per una più diffusa e precisa riflessione sull'origine e la valenza delle categorie della semiotica attraverso lo studio diretto del suo riconosciuto, autentico "padre fondatore".
Ma Peirce fu anche il fondatore del pragmatismo e il primo radicale critico della ragione cartesiana in entrambe le sua figliazioni: razionalismo ed empirismo. E la semiotica cognitiva di Peirce è il fulcro del suo pensiero: in cui si concentrano i temi della prassi come criterio di significazione e verifica, del divenire psichico come processo segnico, e della conoscenza come tanto più scientifica quanto più rischiosamente ipotetica.
Come scrive Bonfantini nell'ampio e sistemico saggio introduttivo, l'attualità e la più incisiva fecondità di Peirce stanno nella sua tensione e nella sintesi dinamica che egli pone fra esigenza realista e massimo riconoscimento della soggettività interpretativa, in semiotica come in epistemologia: suggerendo una via per sfuggire ai ricorrenti dogmatismi, unilaterali e opposti, dello specularismo oggettivista e del soggettivismo convenzionalista. L'uso peirceano delle categorie di "icona" e di "abduzione" indica tracce precise per un progetto di "razionalità immaginativa" e intersoggettiva di vastissime applicazioni, al di là dell'angustia autoritaria della "ragion classica" cartesiana come anche del settorialismo e del culto dei saperi speciali e in sé conchiusi, propri di tanta ragione "postclassica".
Questo libro raccoglie per la prima volta organicamente e mette a disposizione in italiano tutti i principali testi di argomento semiotico di Charles Sander Peirce. Costituisce così lo strumento per una più diffusa e precisa riflessione sull'origine e la valenza delle categorie della semiotica attraverso lo studio diretto del suo riconosciuto, autentico "padre fondatore".
Ma Peirce fu anche il fondatore del pragmatismo e il primo radicale critico della ragione cartesiana in entrambe le sua figliazioni: razionalismo ed empirismo. E la semiotica cognitiva di Peirce è il fulcro del suo pensiero: in cui si concentrano i temi della prassi come criterio di significazione e verifica, del divenire psichico come processo segnico, e della conoscenza come tanto più scientifica quanto più rischiosamente ipotetica.
Come scrive Bonfantini nell'ampio e sistemico saggio introduttivo, l'attualità e la più incisiva fecondità di Peirce stanno nella sua tensione e nella sintesi dinamica che egli pone fra esigenza realista e massimo riconoscimento della soggettività interpretativa, in semiotica come in epistemologia: suggerendo una via per sfuggire ai ricorrenti dogmatismi, unilaterali e opposti, dello specularismo oggettivista e del soggettivismo convenzionalista. L'uso peirceano delle categorie di "icona" e di "abduzione" indica tracce precise per un progetto di "razionalità immaginativa" e intersoggettiva di vastissime applicazioni, al di là dell'angustia autoritaria della "ragion classica" cartesiana come anche del settorialismo e del culto dei saperi speciali e in sé conchiusi, propri di tanta ragione "postclassica".