CON LA CULTURA SI MANGIA.
“Stiamo vivendo un neo-medioevo culturale e occorre ricominciare a credere nella bellezza.” "Come nel Medioevo le tradizioni e le superstizioni avevano prodotto una quasi impenetrabile rete di vincoli e remore, così oggi le nuove superstizioni, prodotto artificiale della moderna civiltà ipertecnologica e postmoderna, si calano sulla realtà nella forma di una ragnatela ugualmente fitta di nuove infinite regole e inutili e sovrapposte servitù, di artificiose e forzose convenzioni ideologiche, politiche, culturali, tutte comunque capaci di impedire la piena realizzazione dello spirito umano e della convivenza civile. Ci si può liberare da questi vincoli, ma solo a partire da un nuovo Rinascimento, perché come nel passato la politica e l'arte tornino a essere lotta per la libertà contro la tirannide, ma anche antitesi e rivoluzione come costruzione dell'avvenire..." Con queste parole si apre un originale manifesto culturale e politico scritto a quattro mani, e destinato a far discutere: da una nuova idea di Europa al problema dei migranti, dallo Ius Soli al recupero e alla valorizzazione dei beni artistici come risposta virtuosa nata dal terremoto di un anno fa. Un dialogo colto e brillante che si muove fra economia e arte, filosofia e attualità e insieme un libro pieno di soluzioni concrete perché l'Italia torni a dispiegare, con Dante, "le ali al folle volo".
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Quando noi pensiamo al Rinascimento, quando il mondo pensa al Rinascimento, pensa a qualcosa che supera anche le motivazioni religiose. Michelangelo è ammirato dai cristiani come dai musulmani come dagli induisti, perché essi vedono nelle sue opere qualcosa che corrisponde non alla loro religione, alla loro visione del mondo, bensì a qualcosa che sta più sopra, che sta più in alto e, allo stesso tempo, è loro più intimo.
Allora mi è sembrato che la parola Rinascimento meritasse di sostituire quelli che un tempo erano riferimenti di appartenenza ideologica: liberale, socialista, comunista. Culture perdute, culture dimenticate, culture cancellate, umiliate. Ma come potremmo umiliare il Rinascimento? Come potremmo non pensare che lì abbiamo la potenza dell'Italia davanti al mondo? Non c'è un potente che non entri e non si meravigli in quel Vaticano che è il punto massimo di espressione della civiltà umana. L'Italia è la prima potenza culturale del mondo, eppure ha una classe politica che ne è totalmente inconsapevole, incapace di capire che il nostro futuro si deve giocare nel patrimonio artistico, ed è lì che bisogna investire. Da tempo ho in mente un ministero del Tesoro dei Beni culturali, che dia il senso di cos'è il Tesoro, del fatto che gli Uffizi non valgono meno della Volkswagen . Se non capiamo questo, il nostro destino sarà sempre quello di essere gli ultimi quando siamo i primi: ecco perché ho ritenuto di caricare di valori questa idea di un progetto politico. Senza paura, e anzi con il coraggio che quelle grandezze mi danno.
Non devo essere orgoglioso di Michelangelo, di Leonardo, di Bramante, di Palladio? Di cosa devo essere orgoglioso? Noi viviamo in una specie di delirio per cui tutto ciò che non ha valore assume un significato di riferimento. No, torniamo ai riferimenti veri. In questo progetto c'è l'orgoglio di essere italiani, e anche di essere cristiani. Essere atei certamente potrà avere un significato nella coscienza, ma, come diceva Benedetto Croce, in nome della civiltà che noi siamo, non possiamo non dirci cristiani. Il che vuol dire che il Cristianesimo è un insieme di valori di appartenenza e ha dato la testimonianza più alta che poteva dare, quasi come Dio. Non esiste religione che abbia espresso tanta bellezza come la religione cristiana, quantità infinita di meraviglia: di musica, di architettura, di scrittura. Nessun valore è più certo, fisico, concreto, dimostrativo di un'esistenza di Dio indimostrabile. Eppure, se sei davanti al Giudizio universale della Sistina, Dio c'è, lo vedi: resiste al tempo e resiste anche al dubbio. Cacciare la Grecia dall'Europa, e magari anche l'Italia? Se l'Europa esiste, è in nome dei valori della civiltà greca e romana, cristiana e rinascimentale. È come togliere all'Europa il proprio fondamento. I valori della civiltà sono valori patrimoniali, vanno indicizzati come valori economici.
Benché io sia polemico verso molte iniziative dell'Unesco, è anche vero che, da quando l'Unesco ha rivendicato le Langhe e il Roero come patrimonio dell'umanità, da duecentomila turisti si è passati a un milione e duecentomila e i valori delle case sono cresciuti. Ciò vuol dire che con la cultura si mangia. L'Italia, dove funziona, è un luogo meraviglioso; dove non funziona, è perché lo Stato non c'è. La mafia domina dove lo Stato non c'è, e domina privatizzando ciò che è di tutti e sottraendo i beni comuni. Ecco allora la Terra dei fuochi. Quale luogo è più fertile? Quale produce i migliori pomodori, la migliore lattuga, le migliori mozzarelle? Qui, in questo dominio meraviglioso, la mafia deposita rifiuti tossici sotto terra. Com'è possibile? Una specie di penitenza, di punizione divina? I luoghi più belli, umiliati.
Un tempo, i grandi intellettuali, artisti, scrittori viaggiavano dal Nord Europa verso il paradiso che siamo noi: Montaigne, Winckelmann, Goethe e Stendhal cominciavano già a Verona a sentirsi come a Sorrento, perché iniziavano a sentire il profumo del giardino del mondo. Ora assistiamo a un inverso, terribile e molto complesso viaggio dal Sud verso il Nord. Siamo in una posizione fatale. Dal Nord scendevano per motivi di bellezza, dal Sud salgono per disperazione. Noi siamo stati e continuiamo a essere il punto di fusione di diverse ragioni che danno un'indicazione del nostro primato, della nostra importanza. Dobbiamo assumere tale indicazione in maniera radicale, fino in fondo.
Vittorio Sgarbi
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Ci pare ragionevole fissare le seguenti tappe: a) l'avvio di un Referendum, per rimuovere dalla nostra Costituzione la clausola di sottomissione ai «vincoli europei». Esattamente come è nella Costituzione della Repubblica federale di Germania, che importa in Germania le regole europee, ma solo se queste sono compatibili con i principi costituzionali interni di sovranità e democrazia! Forse così, con la scintilla della coscienza morale che accende la luce, alzando le bandiere dell'onore e dell'orgoglio, allora la questione della nostra sovranità nazionale potrà essere posta al centro della politica europea ; b) a seguire, la notifica all'Unione Europea della richiesta di eccezione italiana rispetto alle regole europee, richiesta analoga a quella che l'anno scorso è stata inviata dall'Inghilterra all'Unione Europea, prima della Brexit. Richiesta che - si ripete - è stata ritenuta dall'Europa compatibile con i «Principi fondativi» e con i «Trattati europei». E che dunque è e deve essere considerata legittima anche per noi e anche senza minacciare alcuna «exit»! ...
Alla fine del Settecento, in Francia, all'alba della Rivoluzione, prima di scatenarla, gli artigiani, i commercianti, i piccoli produttori chiedevano proprio questo: «1 Re, 1 legge, 1 imposta». Non volevano l'anarchia o il caos, volevano l'opposto: volevano autorità, sopra e semplicità, sotto . Con la loro vittoria iniziò in tutta Europa l'età delle codificazioni. Si superò il Medioevo, che distingueva gli esseri umani in funzione del loro status . E, per farlo, si introdusse la figura nuova della persona fisica. In specie, si introdusse lo strumento giuridico della persona usandolo come predicato unificante sovrapposto alle antiche distinzioni tra esseri umani. In latino persona vuole infatti dire «maschera»! E, su questa base, si passò poi ai contratti, questi regolati da codici di leggi chiare e semplici. Ed è proprio così che le codificazioni fecero da base per lo sviluppo economico moderno dell'Europa. Noi in Italia formalmente abbiamo ancora i codici, ma questi sono ormai solo isole irraggiungibili perché circondate dal mare in continua agitazione delle leggi che gli si fanno intorno ogni giorno. È questa, tra l'altro, l'unica via per introdurre il principio essenziale per cui «tutto è libero tranne ciò che è vietato». E non, come ora, l'opposto. Nel delirio della attuale cialtroneria politica si è infatti perso di vista l'elementare principio per cui la ricchezza, per essere detassata o distribuita, deve essere prima prodotta e non invece, come ora, soffocata sul nascere! È inutile deliberare e finanziare investimenti se poi è la mano pubblica che, ferrea nelle sue regole, li blocca per anni e anni. È in questi termini, è per questa ragione che la politica legislativa è la politica tout court. Se l'Italia lo capisce, segna davvero la via per tutta l'Europa! Se si vuole davvero risanare il Paese e ridurre la spesa pubblica è comunque necessario abrogare le Leggi Bassanini, che hanno moltiplicato i centri di potere inefficiente e di spesa pubblica, tra l'altro alimentando all'origine la corruzione.
E dobbiamo fermare e gestire in Italia, in attesa dell'Europa, le migrazioni : non solo «aiutiamoli a casa loro», ma anche «lasciamoli a casa loro». E questo non solo nell'interesse nostro, ma anche nell'interesse degli anziani e delle famiglie costrette a restare in Africa, ma abbandonate dai giovani che sono emigrati in Europa, così da avere un destino peggiore ancora del presente. Per inciso, una nota sul cosiddetto ius soli. Premesso che la cosa giusta è comunque sbagliata, se proposta nel momento sbagliato , va notato che un diritto di questo tipo non può essere concesso dall'alto in una logica giacobina assoluta, ma va attribuito in funzione di presupposti specifici costituiti caso per caso dall'accettazione sostanziale e convinta degli elementi che costituiscono la nostra identità nazionale.
CON LA CULTURA SI MANGIA.
“Stiamo vivendo un neo-medioevo culturale e occorre ricominciare a credere nella bellezza.” "Come nel Medioevo le tradizioni e le superstizioni avevano prodotto una quasi impenetrabile rete di vincoli e remore, così oggi le nuove superstizioni, prodotto artificiale della moderna civiltà ipertecnologica e postmoderna, si calano sulla realtà nella forma di una ragnatela ugualmente fitta di nuove infinite regole e inutili e sovrapposte servitù, di artificiose e forzose convenzioni ideologiche, politiche, culturali, tutte comunque capaci di impedire la piena realizzazione dello spirito umano e della convivenza civile. Ci si può liberare da questi vincoli, ma solo a partire da un nuovo Rinascimento, perché come nel passato la politica e l'arte tornino a essere lotta per la libertà contro la tirannide, ma anche antitesi e rivoluzione come costruzione dell'avvenire..." Con queste parole si apre un originale manifesto culturale e politico scritto a quattro mani, e destinato a far discutere: da una nuova idea di Europa al problema dei migranti, dallo Ius Soli al recupero e alla valorizzazione dei beni artistici come risposta virtuosa nata dal terremoto di un anno fa. Un dialogo colto e brillante che si muove fra economia e arte, filosofia e attualità e insieme un libro pieno di soluzioni concrete perché l'Italia torni a dispiegare, con Dante, "le ali al folle volo".
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Quando noi pensiamo al Rinascimento, quando il mondo pensa al Rinascimento, pensa a qualcosa che supera anche le motivazioni religiose. Michelangelo è ammirato dai cristiani come dai musulmani come dagli induisti, perché essi vedono nelle sue opere qualcosa che corrisponde non alla loro religione, alla loro visione del mondo, bensì a qualcosa che sta più sopra, che sta più in alto e, allo stesso tempo, è loro più intimo.
Allora mi è sembrato che la parola Rinascimento meritasse di sostituire quelli che un tempo erano riferimenti di appartenenza ideologica: liberale, socialista, comunista. Culture perdute, culture dimenticate, culture cancellate, umiliate. Ma come potremmo umiliare il Rinascimento? Come potremmo non pensare che lì abbiamo la potenza dell'Italia davanti al mondo? Non c'è un potente che non entri e non si meravigli in quel Vaticano che è il punto massimo di espressione della civiltà umana. L'Italia è la prima potenza culturale del mondo, eppure ha una classe politica che ne è totalmente inconsapevole, incapace di capire che il nostro futuro si deve giocare nel patrimonio artistico, ed è lì che bisogna investire. Da tempo ho in mente un ministero del Tesoro dei Beni culturali, che dia il senso di cos'è il Tesoro, del fatto che gli Uffizi non valgono meno della Volkswagen . Se non capiamo questo, il nostro destino sarà sempre quello di essere gli ultimi quando siamo i primi: ecco perché ho ritenuto di caricare di valori questa idea di un progetto politico. Senza paura, e anzi con il coraggio che quelle grandezze mi danno.
Non devo essere orgoglioso di Michelangelo, di Leonardo, di Bramante, di Palladio? Di cosa devo essere orgoglioso? Noi viviamo in una specie di delirio per cui tutto ciò che non ha valore assume un significato di riferimento. No, torniamo ai riferimenti veri. In questo progetto c'è l'orgoglio di essere italiani, e anche di essere cristiani. Essere atei certamente potrà avere un significato nella coscienza, ma, come diceva Benedetto Croce, in nome della civiltà che noi siamo, non possiamo non dirci cristiani. Il che vuol dire che il Cristianesimo è un insieme di valori di appartenenza e ha dato la testimonianza più alta che poteva dare, quasi come Dio. Non esiste religione che abbia espresso tanta bellezza come la religione cristiana, quantità infinita di meraviglia: di musica, di architettura, di scrittura. Nessun valore è più certo, fisico, concreto, dimostrativo di un'esistenza di Dio indimostrabile. Eppure, se sei davanti al Giudizio universale della Sistina, Dio c'è, lo vedi: resiste al tempo e resiste anche al dubbio. Cacciare la Grecia dall'Europa, e magari anche l'Italia? Se l'Europa esiste, è in nome dei valori della civiltà greca e romana, cristiana e rinascimentale. È come togliere all'Europa il proprio fondamento. I valori della civiltà sono valori patrimoniali, vanno indicizzati come valori economici.
Benché io sia polemico verso molte iniziative dell'Unesco, è anche vero che, da quando l'Unesco ha rivendicato le Langhe e il Roero come patrimonio dell'umanità, da duecentomila turisti si è passati a un milione e duecentomila e i valori delle case sono cresciuti. Ciò vuol dire che con la cultura si mangia. L'Italia, dove funziona, è un luogo meraviglioso; dove non funziona, è perché lo Stato non c'è. La mafia domina dove lo Stato non c'è, e domina privatizzando ciò che è di tutti e sottraendo i beni comuni. Ecco allora la Terra dei fuochi. Quale luogo è più fertile? Quale produce i migliori pomodori, la migliore lattuga, le migliori mozzarelle? Qui, in questo dominio meraviglioso, la mafia deposita rifiuti tossici sotto terra. Com'è possibile? Una specie di penitenza, di punizione divina? I luoghi più belli, umiliati.
Un tempo, i grandi intellettuali, artisti, scrittori viaggiavano dal Nord Europa verso il paradiso che siamo noi: Montaigne, Winckelmann, Goethe e Stendhal cominciavano già a Verona a sentirsi come a Sorrento, perché iniziavano a sentire il profumo del giardino del mondo. Ora assistiamo a un inverso, terribile e molto complesso viaggio dal Sud verso il Nord. Siamo in una posizione fatale. Dal Nord scendevano per motivi di bellezza, dal Sud salgono per disperazione. Noi siamo stati e continuiamo a essere il punto di fusione di diverse ragioni che danno un'indicazione del nostro primato, della nostra importanza. Dobbiamo assumere tale indicazione in maniera radicale, fino in fondo.
Vittorio Sgarbi
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Ci pare ragionevole fissare le seguenti tappe: a) l'avvio di un Referendum, per rimuovere dalla nostra Costituzione la clausola di sottomissione ai «vincoli europei». Esattamente come è nella Costituzione della Repubblica federale di Germania, che importa in Germania le regole europee, ma solo se queste sono compatibili con i principi costituzionali interni di sovranità e democrazia! Forse così, con la scintilla della coscienza morale che accende la luce, alzando le bandiere dell'onore e dell'orgoglio, allora la questione della nostra sovranità nazionale potrà essere posta al centro della politica europea ; b) a seguire, la notifica all'Unione Europea della richiesta di eccezione italiana rispetto alle regole europee, richiesta analoga a quella che l'anno scorso è stata inviata dall'Inghilterra all'Unione Europea, prima della Brexit. Richiesta che - si ripete - è stata ritenuta dall'Europa compatibile con i «Principi fondativi» e con i «Trattati europei». E che dunque è e deve essere considerata legittima anche per noi e anche senza minacciare alcuna «exit»! ...
Alla fine del Settecento, in Francia, all'alba della Rivoluzione, prima di scatenarla, gli artigiani, i commercianti, i piccoli produttori chiedevano proprio questo: «1 Re, 1 legge, 1 imposta». Non volevano l'anarchia o il caos, volevano l'opposto: volevano autorità, sopra e semplicità, sotto . Con la loro vittoria iniziò in tutta Europa l'età delle codificazioni. Si superò il Medioevo, che distingueva gli esseri umani in funzione del loro status . E, per farlo, si introdusse la figura nuova della persona fisica. In specie, si introdusse lo strumento giuridico della persona usandolo come predicato unificante sovrapposto alle antiche distinzioni tra esseri umani. In latino persona vuole infatti dire «maschera»! E, su questa base, si passò poi ai contratti, questi regolati da codici di leggi chiare e semplici. Ed è proprio così che le codificazioni fecero da base per lo sviluppo economico moderno dell'Europa. Noi in Italia formalmente abbiamo ancora i codici, ma questi sono ormai solo isole irraggiungibili perché circondate dal mare in continua agitazione delle leggi che gli si fanno intorno ogni giorno. È questa, tra l'altro, l'unica via per introdurre il principio essenziale per cui «tutto è libero tranne ciò che è vietato». E non, come ora, l'opposto. Nel delirio della attuale cialtroneria politica si è infatti perso di vista l'elementare principio per cui la ricchezza, per essere detassata o distribuita, deve essere prima prodotta e non invece, come ora, soffocata sul nascere! È inutile deliberare e finanziare investimenti se poi è la mano pubblica che, ferrea nelle sue regole, li blocca per anni e anni. È in questi termini, è per questa ragione che la politica legislativa è la politica tout court. Se l'Italia lo capisce, segna davvero la via per tutta l'Europa! Se si vuole davvero risanare il Paese e ridurre la spesa pubblica è comunque necessario abrogare le Leggi Bassanini, che hanno moltiplicato i centri di potere inefficiente e di spesa pubblica, tra l'altro alimentando all'origine la corruzione.
E dobbiamo fermare e gestire in Italia, in attesa dell'Europa, le migrazioni : non solo «aiutiamoli a casa loro», ma anche «lasciamoli a casa loro». E questo non solo nell'interesse nostro, ma anche nell'interesse degli anziani e delle famiglie costrette a restare in Africa, ma abbandonate dai giovani che sono emigrati in Europa, così da avere un destino peggiore ancora del presente. Per inciso, una nota sul cosiddetto ius soli. Premesso che la cosa giusta è comunque sbagliata, se proposta nel momento sbagliato , va notato che un diritto di questo tipo non può essere concesso dall'alto in una logica giacobina assoluta, ma va attribuito in funzione di presupposti specifici costituiti caso per caso dall'accettazione sostanziale e convinta degli elementi che costituiscono la nostra identità nazionale.