àbbiru maistru è articolato in due distinte sezioni e comprende undici poesie in siciliano e dieci racconti. Nella sezione poetica ritroviamo il miracolo linguistico della poetessa di Case Basse, che, sulle corde dell’elegia o utilizzando i toni forti della satira pungente, dà voce all’inesauribile amore per la sua terra, dipingendo felicemente ritratti poetici di personaggi, nitidamente riconoscibili. Ritornano anche, nella silloge, la Storia e storie minori, desunte da una cultura affidata ad una autentica tradizione orale, e cantate con pathos solidale e antibellico nei modi dolenti della sua epica popolare. I racconti, che compongono la seconda sezione, vanno assaporati per la forza espressiva, la varietà del lessico, la ricchezza dei contenuti e i vertici poetici raggiunti con incredibile naturalezza. Su tutto, magistralmente, si impone la lingua siciliana, rispettosa dell’idioma messinese, in tutta la sua sonora, cromatica e ancestrale bellezza.
Maria Costa, poetessa popolare messinese, nasce a Case Basse di Paradiso nel 1926. Un pubblico sempre più vasto la conosce ormai per le frequenti interviste televisive, per i suoi recitals e per le registrazioni. Affascina, conquista, travolge con la sua teatralità in cui evoca il passato ed anima il presente, rievoca miti, leggende e pane quotidiano. I suoi scritti, oltre che diletto della lettura, costituiscono documento di linguaggio arcaico, cesellato in dialoghi stringati e ricordi evocati con forte passionalità da uno scenario immutabilmente incantato: quello dello specchio di mare che scorre tra Scilla e Cariddi. Ha ottenuto circa centosessanta tra menzioni d’onore, speciali e di merito. Ma il più prezioso riconoscimento che Maria Costa custodisce è l’iscrizione nel registro dei “Tesori Umani Viventi” assegnatale nel 2005 dall’Unità Operativa XXVIII – Patrimonio UNESCO, Registro Eredità Immateriali della Regione Sicilia.
àbbiru maistru è articolato in due distinte sezioni e comprende undici poesie in siciliano e dieci racconti. Nella sezione poetica ritroviamo il miracolo linguistico della poetessa di Case Basse, che, sulle corde dell’elegia o utilizzando i toni forti della satira pungente, dà voce all’inesauribile amore per la sua terra, dipingendo felicemente ritratti poetici di personaggi, nitidamente riconoscibili. Ritornano anche, nella silloge, la Storia e storie minori, desunte da una cultura affidata ad una autentica tradizione orale, e cantate con pathos solidale e antibellico nei modi dolenti della sua epica popolare. I racconti, che compongono la seconda sezione, vanno assaporati per la forza espressiva, la varietà del lessico, la ricchezza dei contenuti e i vertici poetici raggiunti con incredibile naturalezza. Su tutto, magistralmente, si impone la lingua siciliana, rispettosa dell’idioma messinese, in tutta la sua sonora, cromatica e ancestrale bellezza.
Maria Costa, poetessa popolare messinese, nasce a Case Basse di Paradiso nel 1926. Un pubblico sempre più vasto la conosce ormai per le frequenti interviste televisive, per i suoi recitals e per le registrazioni. Affascina, conquista, travolge con la sua teatralità in cui evoca il passato ed anima il presente, rievoca miti, leggende e pane quotidiano. I suoi scritti, oltre che diletto della lettura, costituiscono documento di linguaggio arcaico, cesellato in dialoghi stringati e ricordi evocati con forte passionalità da uno scenario immutabilmente incantato: quello dello specchio di mare che scorre tra Scilla e Cariddi. Ha ottenuto circa centosessanta tra menzioni d’onore, speciali e di merito. Ma il più prezioso riconoscimento che Maria Costa custodisce è l’iscrizione nel registro dei “Tesori Umani Viventi” assegnatale nel 2005 dall’Unità Operativa XXVIII – Patrimonio UNESCO, Registro Eredità Immateriali della Regione Sicilia.