Il gioco rappresenta un esercizio fondamentale nella strutturazione della personalità: in ogni cultura l’evoluzione dei giochi nelle varie tappe dello sviluppo, si rassomiglia tanto che teorie antropologiche, psicologiche e neurofisiologiche ne hanno illustrato i possibili significati e meccanismi comuni.
I bambini dagli 8-12 mesi in poi, esprimono con il gioco la cosiddetta “onnipotenza infantile” ossia nel momento del gioco, il bambino sente di potere fare ogni cosa e di poter controllare tutto e tutti. Di fatto la madre, che ha rappresentato tutto il suo mondo, a sua completa disposizione, almeno nelle prime settimane, se non nei primi mesi di vita ora non è più tanto disponibile e deve fare i conti con il distacco. Quando la madre non c’è il bimbo necessita di un “oggetto transizionale” un gioco, un oggetto o una forma simbolica che gli permetta di sopportarne il distacco.
La percezione di poter controllare la realtà che si ha nei primi anni di vita viene ben presto messa in discussione: il bimbo si trova spiazzato di fronte ai primi fallimenti. Nella capacità materna di non deriderlo, di supportarlo, di sostenerlo con sguardo benevolo ed incoraggiante dipende la strutturazione di un sé forte ed indipendente, la madre deve essere rassicurante rispetto alla possibilità del bambino di farcela da solo ed in modo originale.
Il concetto di “oggetto transizionale” viene con gli anni superato da quello di “spazio transizionale,” ossia dalla dimensione ludica che permette al bambino di crearsi una realtà alternativa appagante ove può rappresentare in modo protetto i propri fallimenti ed il superamento degli stessi.
Nel caso di una alterazione nel processo di attaccamento e separazione dalla figura materna anche in età adulta sarà molto difficoltoso superare i fallimenti e le difficoltà normali che la vita ci preserva. L’adulto con una strutturazione del sé fragile necessita di continui rinforzi, di uno spazio di esibizione e di approvazione, oppure di un contenimento continuo. Questa alterazione può determinare lo sviluppo di un disturbo di personalità.
Chi sperimenta nell’adolescenza questo tipo di sofferenza può trovare sollievo, anche in età adulta, in uno “spazio transizionale” almeno nei momenti difficili.
È molto più diffusa di quel che si creda la necessità anche in età adulta di concedersi una pausa creativa per avere nuova energia per la propria esistenza quotidiana. Le “dimensioni alternative” in cui gli adulti e gli adolescenti in particolare possono rifugiarsi sono ad esempio gli atti creativi, la dimensione artistico/culturale, l’avere una doppia vita sentimentale, il ricrearsi nella dimensione lavorativa una personalità differente da quella quotidiana, l’appartenere ad una setta religiosa o ad un gruppo ben strutturato e chiuso magari sportivo.
Il successo dei giochi di ruolo, che possiedono la caratteristica di creare uno spazio transizionale può essere proprio questo: dare uno spazio per recuperare le energie e per “tollerare” la quotidianità. Tra i giochi di ruolo, quelli dal vivo rappresentano una ulteriore evoluzione poiché permettono una autentica sperimentazione in un ambito protetto dei conflitti personali ed alla messa in scena degli stessi. Diviene fondamentale il ruolo di chi “accompagna” l’adolescente o l’adulto, e riesce a condividere, leggere e dare significato a queste esperienze. Anche qualora non sia possibile una interpretazione dell’esperienza vissuta, restare per giorni calati in una parte, rapportarsi rispettando regole e ruoli può diventare una esperienza sicuramen
Pages
135
Format
Kindle Edition
La dimensione ludica dell’età evolutiva: Il gioco nello sviluppo del bambino
Il gioco rappresenta un esercizio fondamentale nella strutturazione della personalità: in ogni cultura l’evoluzione dei giochi nelle varie tappe dello sviluppo, si rassomiglia tanto che teorie antropologiche, psicologiche e neurofisiologiche ne hanno illustrato i possibili significati e meccanismi comuni.
I bambini dagli 8-12 mesi in poi, esprimono con il gioco la cosiddetta “onnipotenza infantile” ossia nel momento del gioco, il bambino sente di potere fare ogni cosa e di poter controllare tutto e tutti. Di fatto la madre, che ha rappresentato tutto il suo mondo, a sua completa disposizione, almeno nelle prime settimane, se non nei primi mesi di vita ora non è più tanto disponibile e deve fare i conti con il distacco. Quando la madre non c’è il bimbo necessita di un “oggetto transizionale” un gioco, un oggetto o una forma simbolica che gli permetta di sopportarne il distacco.
La percezione di poter controllare la realtà che si ha nei primi anni di vita viene ben presto messa in discussione: il bimbo si trova spiazzato di fronte ai primi fallimenti. Nella capacità materna di non deriderlo, di supportarlo, di sostenerlo con sguardo benevolo ed incoraggiante dipende la strutturazione di un sé forte ed indipendente, la madre deve essere rassicurante rispetto alla possibilità del bambino di farcela da solo ed in modo originale.
Il concetto di “oggetto transizionale” viene con gli anni superato da quello di “spazio transizionale,” ossia dalla dimensione ludica che permette al bambino di crearsi una realtà alternativa appagante ove può rappresentare in modo protetto i propri fallimenti ed il superamento degli stessi.
Nel caso di una alterazione nel processo di attaccamento e separazione dalla figura materna anche in età adulta sarà molto difficoltoso superare i fallimenti e le difficoltà normali che la vita ci preserva. L’adulto con una strutturazione del sé fragile necessita di continui rinforzi, di uno spazio di esibizione e di approvazione, oppure di un contenimento continuo. Questa alterazione può determinare lo sviluppo di un disturbo di personalità.
Chi sperimenta nell’adolescenza questo tipo di sofferenza può trovare sollievo, anche in età adulta, in uno “spazio transizionale” almeno nei momenti difficili.
È molto più diffusa di quel che si creda la necessità anche in età adulta di concedersi una pausa creativa per avere nuova energia per la propria esistenza quotidiana. Le “dimensioni alternative” in cui gli adulti e gli adolescenti in particolare possono rifugiarsi sono ad esempio gli atti creativi, la dimensione artistico/culturale, l’avere una doppia vita sentimentale, il ricrearsi nella dimensione lavorativa una personalità differente da quella quotidiana, l’appartenere ad una setta religiosa o ad un gruppo ben strutturato e chiuso magari sportivo.
Il successo dei giochi di ruolo, che possiedono la caratteristica di creare uno spazio transizionale può essere proprio questo: dare uno spazio per recuperare le energie e per “tollerare” la quotidianità. Tra i giochi di ruolo, quelli dal vivo rappresentano una ulteriore evoluzione poiché permettono una autentica sperimentazione in un ambito protetto dei conflitti personali ed alla messa in scena degli stessi. Diviene fondamentale il ruolo di chi “accompagna” l’adolescente o l’adulto, e riesce a condividere, leggere e dare significato a queste esperienze. Anche qualora non sia possibile una interpretazione dell’esperienza vissuta, restare per giorni calati in una parte, rapportarsi rispettando regole e ruoli può diventare una esperienza sicuramen