Immaginate di risvegliarvi dopo dodici anni di coma e di imbattervi in una venticinquenne sciampista romana che cerca di non farvi pesare troppo il vostro disfacimento fisico, dopo che lo specchio vi aveva fatalmente svelato i segni del tempo.
Deborah, la sciampista, proverà anche ad aggiornarvi su come gira adesso il mondo, ma a modo suo. “So usciti un sacco di bei film, e guardi che non dico “Natale a Miami”, Christian De Sica ormai è superato, parlo del cinema giovane tipo “Scusa ma ti chiamo amore”, “Come tu mi vuoi”, “Che ne sarà di noi”... Quelli con Scamarcio e Vaporidis, spesse volte con la Capotondi”. E poi ti svelerà pure la storia dei lucchetti e ti dirà pure “Moccia è il più grande. È un mito […] è più che uno scrittore, è uno come noi, uno che capisce le problematiche dei gggiovani, del rapporto di coppia”. Beh, tutto questo è successo a Marilù, addormentatasi tossica alla fine del secondo millennio e risvegliatasi dopo dodici anni di disintossicazione forzata.
Nonostante non si sia persa solo l'avvento di Moccia, ma anche “l'ipod, il telefonino, la scopa swiffer, le sale da bingo” e poi il crollo delle Torri Gemelle e altri dodici anni di Berlusconi , Scusa ma ti chiamo amore, letto per una sorta di riconoscenza a quella ragazza rustica ma gentile, le farà venire una gran voglia di essere amata. Non per ammirazione letteraria, anzi, trova orrendi tutti quegli stereotipi sulle nuove generazioni, ma sente comunque un imprescindibile desiderio d'amore.
Sarà forse questo il segreto del successo di Moccia? Se lo chiede anche Luciano Košak, scrittore sull'orlo del fallimento i cui romanzi, struggenti paesaggi di solitudine – nei quali l'amore sembra essere più che altro il senso d'appartenenza all'universo – godono di scarso successo. Una questione personale, dunque, una sorta di ammirazione-odio che porterà Luciano ad analizzare scientificamente il “fenomeno Moccia”, e che lo condurrà repentinamente dal “Moccia è un genio” all'insopprimibile voglia di insultarlo pesantemente durante un “equivoco” incontro, una sera a Trastevere...
Immaginate di risvegliarvi dopo dodici anni di coma e di imbattervi in una venticinquenne sciampista romana che cerca di non farvi pesare troppo il vostro disfacimento fisico, dopo che lo specchio vi aveva fatalmente svelato i segni del tempo.
Deborah, la sciampista, proverà anche ad aggiornarvi su come gira adesso il mondo, ma a modo suo. “So usciti un sacco di bei film, e guardi che non dico “Natale a Miami”, Christian De Sica ormai è superato, parlo del cinema giovane tipo “Scusa ma ti chiamo amore”, “Come tu mi vuoi”, “Che ne sarà di noi”... Quelli con Scamarcio e Vaporidis, spesse volte con la Capotondi”. E poi ti svelerà pure la storia dei lucchetti e ti dirà pure “Moccia è il più grande. È un mito […] è più che uno scrittore, è uno come noi, uno che capisce le problematiche dei gggiovani, del rapporto di coppia”. Beh, tutto questo è successo a Marilù, addormentatasi tossica alla fine del secondo millennio e risvegliatasi dopo dodici anni di disintossicazione forzata.
Nonostante non si sia persa solo l'avvento di Moccia, ma anche “l'ipod, il telefonino, la scopa swiffer, le sale da bingo” e poi il crollo delle Torri Gemelle e altri dodici anni di Berlusconi , Scusa ma ti chiamo amore, letto per una sorta di riconoscenza a quella ragazza rustica ma gentile, le farà venire una gran voglia di essere amata. Non per ammirazione letteraria, anzi, trova orrendi tutti quegli stereotipi sulle nuove generazioni, ma sente comunque un imprescindibile desiderio d'amore.
Sarà forse questo il segreto del successo di Moccia? Se lo chiede anche Luciano Košak, scrittore sull'orlo del fallimento i cui romanzi, struggenti paesaggi di solitudine – nei quali l'amore sembra essere più che altro il senso d'appartenenza all'universo – godono di scarso successo. Una questione personale, dunque, una sorta di ammirazione-odio che porterà Luciano ad analizzare scientificamente il “fenomeno Moccia”, e che lo condurrà repentinamente dal “Moccia è un genio” all'insopprimibile voglia di insultarlo pesantemente durante un “equivoco” incontro, una sera a Trastevere...