Perché la tigre è più affascinante del gatto? E l’ape più della vespa? Un testo che raccoglie descrizioni comportamentali di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, ragni, insetti e vermi presenti nelle pagine di letteratura patristica. L’occhio di osservazione dei Padri della Chiesa non ha intento scientifico, bensì morale e divide il mondo animale in buoni e cattivi: i primi con stili di vita virtuosi, i secondi viziati. Alla prima schiera perciò appartengono api, formiche e colombe, alla seconda corvo, pernice, talpa e tigre. Altre bestie, invece, come il pipistrello notturno, la vespa fastidiosa, l’orsa feroce, l’asino mite, vengono rivalutate dai monaci del IV-V secolo e liberate da una connotazione negativa. Piacevoli curiosità e bizzarrie della natura che possono ammaestrare anche l’uomo di oggi.
Autore
LUCIO COCO, studioso della tradizione patristica, come saggista rivolge il suo sguardo al presente, indagando i vissuti di fede dell’uomo contemporaneo alla ricerca di risposte che diano verità, consistenza e valore all’esistenza. Tra i suoi ultimi libri: "Piccolo lessico della modernità" , "Figure spirituali" , "Interrogare la fede" , "I grandi temi del Concilio Vaticano II" , "Non smettere mai di cercare" , "A pranzo con i Padri del deserto" , "Animalia" , "In viaggio" .
PREMESSA
Gli animali sono argomento di fede. - Basilio Magno
Si presenta in questo volume una piccola schiera di animali che fanno quasi capolino in diverse pagine di letteratura patristica. È evidente che le loro descrizioni, al di là di alcune notazioni comportamentali, non hanno un intento e uno scopo scientifico. Le osservazioni dei padri della chiesa servono soprattutto a una finalità morale. Le condotte degli animali sono prese come riferimento e sono da loro usate per correggere oppure raccomandare certe abitudini umane. Il confronto morale si impone sempre rispetto all’etologia e più in generale alla zoologia.
In generale il giudizio morale – ma forse si dovrebbe parlare di pregiudizio morale – che attraversa il popolo degli animali li divide in buoni, quelli che hanno stili di vita virtuosi che l’uomo farebbe bene a imitare e a servirsi come modello, e cattivi, quelli cioè nei quali prevale il vizio, la passione sfrenata, l’ingordigia, che l’uomo dovrebbe tenere ben presente per evitare modi di fare che in qualche modo possano assomigliare a essi.
Alla prima schiera perciò appartengono le api, le formiche, le colombe, alla seconda il corvo, la pernice, la talpa, la tigre. Il perché in molti casi è facile immaginarselo. La laboriosità della formica è proverbiale fin dai tempi di Esopo rispetto alla rilassatezza e alla spensieratezza della cicala. Il modello classico si trasferisce facilmente e con continuità nella letteratura cristiana. Le favole di Fedro presentano altrettanti lupi rapaci e leoni voraci quanti se ne possono trovare nei testi dei padri della chiesa.
Tuttavia, a fronte di una tale continuità tematica con la tradizione pagana, c’è un’altra categoria di animali che si sarebbe portati a includere nell’orbita delle passioni negative, per esempio l’orsa, il pipistrello, la vespa, e altri in quella dei sentimenti positivi, per esempio il cavallo, il cane, il cervo, che subiscono una trasformazione semantica, per cui il cane, da sempre considerato amico dell’uomo, è citato per mettere in guardia il cristiano dal non diventare un animale muto quando dovrebbe invece abbaiare per difendere i contenuti della fede.
Perché la tigre è più affascinante del gatto? E l’ape più della vespa? Un testo che raccoglie descrizioni comportamentali di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, ragni, insetti e vermi presenti nelle pagine di letteratura patristica. L’occhio di osservazione dei Padri della Chiesa non ha intento scientifico, bensì morale e divide il mondo animale in buoni e cattivi: i primi con stili di vita virtuosi, i secondi viziati. Alla prima schiera perciò appartengono api, formiche e colombe, alla seconda corvo, pernice, talpa e tigre. Altre bestie, invece, come il pipistrello notturno, la vespa fastidiosa, l’orsa feroce, l’asino mite, vengono rivalutate dai monaci del IV-V secolo e liberate da una connotazione negativa. Piacevoli curiosità e bizzarrie della natura che possono ammaestrare anche l’uomo di oggi.
Autore
LUCIO COCO, studioso della tradizione patristica, come saggista rivolge il suo sguardo al presente, indagando i vissuti di fede dell’uomo contemporaneo alla ricerca di risposte che diano verità, consistenza e valore all’esistenza. Tra i suoi ultimi libri: "Piccolo lessico della modernità" , "Figure spirituali" , "Interrogare la fede" , "I grandi temi del Concilio Vaticano II" , "Non smettere mai di cercare" , "A pranzo con i Padri del deserto" , "Animalia" , "In viaggio" .
PREMESSA
Gli animali sono argomento di fede. - Basilio Magno
Si presenta in questo volume una piccola schiera di animali che fanno quasi capolino in diverse pagine di letteratura patristica. È evidente che le loro descrizioni, al di là di alcune notazioni comportamentali, non hanno un intento e uno scopo scientifico. Le osservazioni dei padri della chiesa servono soprattutto a una finalità morale. Le condotte degli animali sono prese come riferimento e sono da loro usate per correggere oppure raccomandare certe abitudini umane. Il confronto morale si impone sempre rispetto all’etologia e più in generale alla zoologia.
In generale il giudizio morale – ma forse si dovrebbe parlare di pregiudizio morale – che attraversa il popolo degli animali li divide in buoni, quelli che hanno stili di vita virtuosi che l’uomo farebbe bene a imitare e a servirsi come modello, e cattivi, quelli cioè nei quali prevale il vizio, la passione sfrenata, l’ingordigia, che l’uomo dovrebbe tenere ben presente per evitare modi di fare che in qualche modo possano assomigliare a essi.
Alla prima schiera perciò appartengono le api, le formiche, le colombe, alla seconda il corvo, la pernice, la talpa, la tigre. Il perché in molti casi è facile immaginarselo. La laboriosità della formica è proverbiale fin dai tempi di Esopo rispetto alla rilassatezza e alla spensieratezza della cicala. Il modello classico si trasferisce facilmente e con continuità nella letteratura cristiana. Le favole di Fedro presentano altrettanti lupi rapaci e leoni voraci quanti se ne possono trovare nei testi dei padri della chiesa.
Tuttavia, a fronte di una tale continuità tematica con la tradizione pagana, c’è un’altra categoria di animali che si sarebbe portati a includere nell’orbita delle passioni negative, per esempio l’orsa, il pipistrello, la vespa, e altri in quella dei sentimenti positivi, per esempio il cavallo, il cane, il cervo, che subiscono una trasformazione semantica, per cui il cane, da sempre considerato amico dell’uomo, è citato per mettere in guardia il cristiano dal non diventare un animale muto quando dovrebbe invece abbaiare per difendere i contenuti della fede.