Arnaldo Momigliano ha raccolto in questo volume le «lezioni» di un corso tenuto all’Istituto Warburg di Londra sui rapporti tra paganesimo e cristianesimo nel IV secolo. Alle otto conferenze, tenute da altrettanti illustri specialisti, Momigliano ha premesso una sua introduzione sul problema del cristianesimo e della decadenza dell’Impero romano.
«Nella storia dell’umanità - scrive uno degli autori, H. Bloch - non c’è stato nessun momento di rottura più importante di quello che segna la fine del mondo antico e il conflitto finale tra paganesimo e cristianesimo». La fase culminante di tale conflitto si ebbe nel secolo iv, in un mondo tumultuoso per le invasioni barbariche, le lotte di accesso e successione al trono, le fluttuazioni delle classi sociali, quando da un lato la nuova religione si espande ora impetuosa e trionfante, ora più timida e incerta, e dall’altra la vecchia credenza, che era stata un valido aiuto nella costituzione e nel rafforzamento dell’impero, resiste esemplarmente, sostenuta da un esiguo ma potente gruppo di uomini di cultura aristocratici. Se l’avvento del cristianesimo, come afferma nel suo saggio Arnaldo Momigliano riprendendo con importanti correzioni la tesi del Gibbon, è da considerarsi tra le principali, o la principale causa del grande evento storico della decadenza di Roma, in esso si può anche riconoscere lo «scisma dell’anima», il dramma degli intellettuali, come fa magistralmente H.-J. Marrou nel saggio su Sinesio da Cirene. Entriamo così in un’altra problematica, storicamente non meno rilevante, e attualissima, entro cui si muovono Agostino e Ambrogio, Simmaco e Ammiano Marcellino.
Language
Italian
Pages
235
Format
Paperback
Publisher
Einaudi
Release
May 18, 1975
Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV
Arnaldo Momigliano ha raccolto in questo volume le «lezioni» di un corso tenuto all’Istituto Warburg di Londra sui rapporti tra paganesimo e cristianesimo nel IV secolo. Alle otto conferenze, tenute da altrettanti illustri specialisti, Momigliano ha premesso una sua introduzione sul problema del cristianesimo e della decadenza dell’Impero romano.
«Nella storia dell’umanità - scrive uno degli autori, H. Bloch - non c’è stato nessun momento di rottura più importante di quello che segna la fine del mondo antico e il conflitto finale tra paganesimo e cristianesimo». La fase culminante di tale conflitto si ebbe nel secolo iv, in un mondo tumultuoso per le invasioni barbariche, le lotte di accesso e successione al trono, le fluttuazioni delle classi sociali, quando da un lato la nuova religione si espande ora impetuosa e trionfante, ora più timida e incerta, e dall’altra la vecchia credenza, che era stata un valido aiuto nella costituzione e nel rafforzamento dell’impero, resiste esemplarmente, sostenuta da un esiguo ma potente gruppo di uomini di cultura aristocratici. Se l’avvento del cristianesimo, come afferma nel suo saggio Arnaldo Momigliano riprendendo con importanti correzioni la tesi del Gibbon, è da considerarsi tra le principali, o la principale causa del grande evento storico della decadenza di Roma, in esso si può anche riconoscere lo «scisma dell’anima», il dramma degli intellettuali, come fa magistralmente H.-J. Marrou nel saggio su Sinesio da Cirene. Entriamo così in un’altra problematica, storicamente non meno rilevante, e attualissima, entro cui si muovono Agostino e Ambrogio, Simmaco e Ammiano Marcellino.