THE PASSENGER torna in campo iperboreo e ci porta in Norvegia, terra di progetti avveniristici e di una natura inesplorata. È Morten Strøksnes a parlarci delle incoerenze di un paese a cui piace colorarsi di verde ma che è casa di alcuni dei commerci più inquinanti al mondo: l’allevamento di salmone e l’estrazione del petrolio. Petrolio che ha trasformato la Norvegia da piccola provincia povera in paradiso benestante con il fondo sovrano più ricco del mondo, tutto grazie al pensiero illuminato di un…iracheno che in pochi conoscono: Farouk al-Kasim, protagonista di un articolo di Lisa Margonelli. Ma com’è possibile che nel paese col reddito pro capite più alto al mondo nasca la rabbia che arma uno dei più sanguinari terroristi d’Europa, Anders Breivik? Ne scrive Adam Shatz in un’ideale recensione a 2083, il «manifesto» inedito dell’uomo, apparsa per la prima volta sul London Review of Books. Parlando di paradossi, The Passenger racconta come un faro di modernità celebra e custodisce la propria tradizione: Ebba D. Drolshagen descrive l’attaccamento tutto norvegese al costume tradizionale, il bunad, che negli ultimi anni ha visto un potente revival; la linguista Siri Nergaard delinea invece un ritratto dei mille volti che la lingua norvegese può assumere a seconda di chi la parla, dove, con chi. Andiamo poi alla scoperta della musica norvegese e di due delle scene più peculiari: Giuliano D’Amico ci rivela il lato romantico del Black Metal, dove è oggi e cosa ne è stato dei metallari sbocciati negli anni Novanta; il musicista Pål Moddi Knutsen usa la musica sami per aprirci alla storia di un popolo vittima per secoli di assimilazione forzata. Marzio G. Mian, poi, parla di Artico, remoto eppure al centro di un grande cambiamento – climatico, geostrategico, commerciale e turistico. Insomma, la Norvegia è dimora di storie che non ti aspetti. Cesare Alemanni scrive di Rjukan, una città che si è inventata un sistema di specchi per sopravvivere ai mesi di ombra a cui la condanna la montagna che la sovrasta. Erlend Loe ci fa ridere con le storie sul rapporto non sempre amichevole tra la Svezia e il suo paese. Ultimo paradosso è quello descritto da Marta Breen, di un femminismo di stato che convive con tassi di violenza sulle donne tra i più alti d’Europa. Infine, scopriamo un piccolo angolo di…Portogallo in una remota isola norvegese, che vive con la testa al paese a cui vende tutto il suo baccalà.
THE PASSENGER torna in campo iperboreo e ci porta in Norvegia, terra di progetti avveniristici e di una natura inesplorata. È Morten Strøksnes a parlarci delle incoerenze di un paese a cui piace colorarsi di verde ma che è casa di alcuni dei commerci più inquinanti al mondo: l’allevamento di salmone e l’estrazione del petrolio. Petrolio che ha trasformato la Norvegia da piccola provincia povera in paradiso benestante con il fondo sovrano più ricco del mondo, tutto grazie al pensiero illuminato di un…iracheno che in pochi conoscono: Farouk al-Kasim, protagonista di un articolo di Lisa Margonelli. Ma com’è possibile che nel paese col reddito pro capite più alto al mondo nasca la rabbia che arma uno dei più sanguinari terroristi d’Europa, Anders Breivik? Ne scrive Adam Shatz in un’ideale recensione a 2083, il «manifesto» inedito dell’uomo, apparsa per la prima volta sul London Review of Books. Parlando di paradossi, The Passenger racconta come un faro di modernità celebra e custodisce la propria tradizione: Ebba D. Drolshagen descrive l’attaccamento tutto norvegese al costume tradizionale, il bunad, che negli ultimi anni ha visto un potente revival; la linguista Siri Nergaard delinea invece un ritratto dei mille volti che la lingua norvegese può assumere a seconda di chi la parla, dove, con chi. Andiamo poi alla scoperta della musica norvegese e di due delle scene più peculiari: Giuliano D’Amico ci rivela il lato romantico del Black Metal, dove è oggi e cosa ne è stato dei metallari sbocciati negli anni Novanta; il musicista Pål Moddi Knutsen usa la musica sami per aprirci alla storia di un popolo vittima per secoli di assimilazione forzata. Marzio G. Mian, poi, parla di Artico, remoto eppure al centro di un grande cambiamento – climatico, geostrategico, commerciale e turistico. Insomma, la Norvegia è dimora di storie che non ti aspetti. Cesare Alemanni scrive di Rjukan, una città che si è inventata un sistema di specchi per sopravvivere ai mesi di ombra a cui la condanna la montagna che la sovrasta. Erlend Loe ci fa ridere con le storie sul rapporto non sempre amichevole tra la Svezia e il suo paese. Ultimo paradosso è quello descritto da Marta Breen, di un femminismo di stato che convive con tassi di violenza sulle donne tra i più alti d’Europa. Infine, scopriamo un piccolo angolo di…Portogallo in una remota isola norvegese, che vive con la testa al paese a cui vende tutto il suo baccalà.