Maria Closelle, la ragazzina dodicenne protagonista di questo racconto, si merita davvero il nome di 'piccola Robinson', per la somiglianza del suo modo di vivere con quello di Robinson Crusoe, il noto personaggio creato dalla fantasia di Daniel Defoe. A differenza del marinaio inglese, lei non è costretta a procurarsi i mezzi per sopravvivere prendendoli da una nave naufragata e da un'isola praticamente deserta, me se li provvede tra le rovine di un castello, dimostrando in ciò un'intelligenza e un'intraprendenza straordinarie. Il fatto che se Maria dimostra esternamente meno dei suoi dodici anni, nel suo intimo questo periodo di vita vale il doppio, perché è stato contrassegnato da tanta sofferenza. e si sa che il dolore è un sole che fa maturare in fretta. Quando giunge al villaggio in cui si svolge la vicenda narrata nel romanzo, Maria Closelle è male in arnese: ha camminato per ore e ore, scappando via da una situazione di oppressione e di violenza, ed è perciò completamente sfinita. il primo incontro che ella ha con i ragazzi suoi coetanei non è dapprima felice, ma le cose migliorano quando essi apprendono la sua dolorosa storia: le offrono generosamente la loro merenda e le squisite fragole che hanno appena finito di raccogliere e che stavano per essere rubate da Gribiù, un piccolo ma deciso mascalzone. Proprio costui sarà la causa di altre amare sofferenze e paure di Maria, perché le aizzerà contro la gelosia e la cattiveria dell'usuraio Hureau e della sua degna figlia Giulia. Naturalmente c'è però anche qualcuno che le vuole bene e l'aiuta: Pietro Burel, ad esempio, un ragazzo generoso e anche un po' sventato e spensierato come i ragazzi della sua età, e sua mamma, e soprattutto il piccolo possidente Michaud. Il bene finirà per trionfare, naturalmente; Maria però non starà ad aspettare con le mani in mano. La fortuna, sembra insegnare questo racconto, aiuta chi se la merita, divenendo, se necessario, una 'piccola Robinson'.
Maria Closelle, la ragazzina dodicenne protagonista di questo racconto, si merita davvero il nome di 'piccola Robinson', per la somiglianza del suo modo di vivere con quello di Robinson Crusoe, il noto personaggio creato dalla fantasia di Daniel Defoe. A differenza del marinaio inglese, lei non è costretta a procurarsi i mezzi per sopravvivere prendendoli da una nave naufragata e da un'isola praticamente deserta, me se li provvede tra le rovine di un castello, dimostrando in ciò un'intelligenza e un'intraprendenza straordinarie. Il fatto che se Maria dimostra esternamente meno dei suoi dodici anni, nel suo intimo questo periodo di vita vale il doppio, perché è stato contrassegnato da tanta sofferenza. e si sa che il dolore è un sole che fa maturare in fretta. Quando giunge al villaggio in cui si svolge la vicenda narrata nel romanzo, Maria Closelle è male in arnese: ha camminato per ore e ore, scappando via da una situazione di oppressione e di violenza, ed è perciò completamente sfinita. il primo incontro che ella ha con i ragazzi suoi coetanei non è dapprima felice, ma le cose migliorano quando essi apprendono la sua dolorosa storia: le offrono generosamente la loro merenda e le squisite fragole che hanno appena finito di raccogliere e che stavano per essere rubate da Gribiù, un piccolo ma deciso mascalzone. Proprio costui sarà la causa di altre amare sofferenze e paure di Maria, perché le aizzerà contro la gelosia e la cattiveria dell'usuraio Hureau e della sua degna figlia Giulia. Naturalmente c'è però anche qualcuno che le vuole bene e l'aiuta: Pietro Burel, ad esempio, un ragazzo generoso e anche un po' sventato e spensierato come i ragazzi della sua età, e sua mamma, e soprattutto il piccolo possidente Michaud. Il bene finirà per trionfare, naturalmente; Maria però non starà ad aspettare con le mani in mano. La fortuna, sembra insegnare questo racconto, aiuta chi se la merita, divenendo, se necessario, una 'piccola Robinson'.