Nel 1928 Italo Svevo progettò di scrivere un "quarto romanzo", da lui stesso definito "una continuazione di Zeno", che pensava di intitolare Il vecchione o piuttosto, con ben più fondate ragioni, Il vegliardo. Di questo romanzo, che l'autore non riuscì a portare a termine, sono rimasti tra le carte sveviane la Prefazione e quattro "capitoli" , che non è, lecito considerare in alcun modo dei racconti autonomi da aggiungere ai numerosi altri composti da Svevo. Tanto più che essi sono incentrati sul protagonista e "io narrante" Zeno Cosini e sulle sue vicende, nelle quali, accanto a vari personaggi nuovi, compaiono alcune figure già note della Coscienza di Zeno, come la moglie Augusta e i figli Alfio e Antonia, e riaffiora il ricordo di Giovanni e Ada Malfenti, del cognato Guido, dell'amministratore Olivi e di Carla Gerco.
Nel 1928 Italo Svevo progettò di scrivere un "quarto romanzo", da lui stesso definito "una continuazione di Zeno", che pensava di intitolare Il vecchione o piuttosto, con ben più fondate ragioni, Il vegliardo. Di questo romanzo, che l'autore non riuscì a portare a termine, sono rimasti tra le carte sveviane la Prefazione e quattro "capitoli" , che non è, lecito considerare in alcun modo dei racconti autonomi da aggiungere ai numerosi altri composti da Svevo. Tanto più che essi sono incentrati sul protagonista e "io narrante" Zeno Cosini e sulle sue vicende, nelle quali, accanto a vari personaggi nuovi, compaiono alcune figure già note della Coscienza di Zeno, come la moglie Augusta e i figli Alfio e Antonia, e riaffiora il ricordo di Giovanni e Ada Malfenti, del cognato Guido, dell'amministratore Olivi e di Carla Gerco.