Quando nel 1951 appaiono I compagni sconosciuti, corre la sensazione che la letteratura italiana abbia reinventato la propria voce: si scopre infatti pronta a esprimersi in ceco, in tedesco, in russo, in polacco, e a consegnarsi all'avventura nel folto di una Vienna ancora ingombra di macerie e di eserciti occupanti. Il merito spetta al protagonista: Franco può decidere di troncare la propria vita oppure riannodarla a quella dei propri simili con fili tessuti di silenzio piú che di parole. Resta però inalterabile la sua fulminea rigorosa tenerezza; in una parola, il suo stile.
Quando nel 1951 appaiono I compagni sconosciuti, corre la sensazione che la letteratura italiana abbia reinventato la propria voce: si scopre infatti pronta a esprimersi in ceco, in tedesco, in russo, in polacco, e a consegnarsi all'avventura nel folto di una Vienna ancora ingombra di macerie e di eserciti occupanti. Il merito spetta al protagonista: Franco può decidere di troncare la propria vita oppure riannodarla a quella dei propri simili con fili tessuti di silenzio piú che di parole. Resta però inalterabile la sua fulminea rigorosa tenerezza; in una parola, il suo stile.