Friedrich Leopold von Hardenberg , detto Novalis, poeta e pensatore tedesco amico di F. Schlegel e di Fichte, di Schelling e di Tieck, è quasi il simbolo del romanticismo come sintesi del rapporto tra natura e spirito per mezzo della poesia. Secondo i romantici ciò che è negato alla ragione e alla filosofia, cioè la possibilità di attingere la verità assoluta, il mistero insondabile della realtà, è concesso alla poesia come negazione delle categorie intellettuali: «la poesia rappresenta l'irrappresentabile, vede l'invisibile, sente il non sensibile». Il suo metodo dichiaratamente poetico e non filosofico è quello dell'analogia, delle illuminazioni vertiginose e paradossali, della malinconia e dell'ironia romantiche, ma il fine è filosofico, cioè quello di cogliere la natura e lo spirito, l'universo e if pensiero uniti e inscindibili, come totalità. Più che negli « Inni alla notte » o nei « Discepoli di Sais», o più ancora che nel bellissimo «Enrico di Ofterdin-gen», questi temi sono evidenti nei «Frammenti», l'opera più interessante di Novalis, una vasta sintesi enciclopedica della cultura, una sorta di affascinante poema filosofico scritto per aforismi. Psicologia, mitologia, metafisica, religione e magia in Novalis si intrecciano e si confondono perché egli è convinto della profonda unità dello spirito: così nei suoi aforismi sentiamo echi di Platone e di Goethe, di Vico e di Plotino, di Spinoza e di Paracelso, ma anche straordinarie anticipazioni di Proust e di Rilke, di Bergson e di Valéry, di Freud e di Jung, come fa osservare Enzo Paci nella sua introduzione.
Friedrich Leopold von Hardenberg , detto Novalis, poeta e pensatore tedesco amico di F. Schlegel e di Fichte, di Schelling e di Tieck, è quasi il simbolo del romanticismo come sintesi del rapporto tra natura e spirito per mezzo della poesia. Secondo i romantici ciò che è negato alla ragione e alla filosofia, cioè la possibilità di attingere la verità assoluta, il mistero insondabile della realtà, è concesso alla poesia come negazione delle categorie intellettuali: «la poesia rappresenta l'irrappresentabile, vede l'invisibile, sente il non sensibile». Il suo metodo dichiaratamente poetico e non filosofico è quello dell'analogia, delle illuminazioni vertiginose e paradossali, della malinconia e dell'ironia romantiche, ma il fine è filosofico, cioè quello di cogliere la natura e lo spirito, l'universo e if pensiero uniti e inscindibili, come totalità. Più che negli « Inni alla notte » o nei « Discepoli di Sais», o più ancora che nel bellissimo «Enrico di Ofterdin-gen», questi temi sono evidenti nei «Frammenti», l'opera più interessante di Novalis, una vasta sintesi enciclopedica della cultura, una sorta di affascinante poema filosofico scritto per aforismi. Psicologia, mitologia, metafisica, religione e magia in Novalis si intrecciano e si confondono perché egli è convinto della profonda unità dello spirito: così nei suoi aforismi sentiamo echi di Platone e di Goethe, di Vico e di Plotino, di Spinoza e di Paracelso, ma anche straordinarie anticipazioni di Proust e di Rilke, di Bergson e di Valéry, di Freud e di Jung, come fa osservare Enzo Paci nella sua introduzione.