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Il paradiso delle Urì

Il paradiso delle Urì

Fernanda Pivano
3/5 ( ratings)
Psichedelico è certamente questo libro, non tanto per lo pseudodocumentarismo relativo a una droga e ad una religione inesistenti, quanto per il groviglio di tensioni e d'invenzioni che fanno da tessuto alla vicenda; e, se si vuole, perché è stato interamente scritto in stato di allucinazione prodotto da questa o quella droga . E psichedelico è certamente il mattatore del libro: un personaggio che nella sua elusiva eccessività risulta scolpito a tutto tondo, in una completezza che si ricollega con onore alla tradizione dei romanzi costruiti attorno ad un personaggio, scritti per far vivere un personaggio. A fare da stile in questo romanzo, è la tecnica con cui è affrontata e narrata la storia: una tecnica che a prima vista sembra quella alla quale i lettori contemporanei si sono andati abituando attraverso certa narrativa popolare non tanto di fantascienza quanto di avventura, per la quale argomenti immaginari vengono svolti con un linguaggio pseudoscientifico, lasciando sempre il lettore nel dubbio, al margine tra la realtà e la finzione. A questo tipo di costruzione fantastica, basata sull'ambiguità e frutto dell'immaginazione alterata dalla droga. D'Anna aderisce fino in fondo, sino ad aprire un filone praticamente finora inventato.
Alle proprie spalle l'autore non ha un vasto curriculum letterario, ma nonostante la giovane età, ha un passato movimentato e avventuroso; allontanatosi da scuola e famiglia a diciassette anni, a diciannove era già nel cuore dell'Africa, dove ha vissuto in zone diverse per lunghi periodi, facendo esperienze di cui si trova il segno in questo romanzo, ambientato in una Africa allucinata, surreale e indimenticabile.
Language
Italian
Pages
208
Format
Paperback
Publisher
Feltrinelli
Release
May 01, 1967

Il paradiso delle Urì

Fernanda Pivano
3/5 ( ratings)
Psichedelico è certamente questo libro, non tanto per lo pseudodocumentarismo relativo a una droga e ad una religione inesistenti, quanto per il groviglio di tensioni e d'invenzioni che fanno da tessuto alla vicenda; e, se si vuole, perché è stato interamente scritto in stato di allucinazione prodotto da questa o quella droga . E psichedelico è certamente il mattatore del libro: un personaggio che nella sua elusiva eccessività risulta scolpito a tutto tondo, in una completezza che si ricollega con onore alla tradizione dei romanzi costruiti attorno ad un personaggio, scritti per far vivere un personaggio. A fare da stile in questo romanzo, è la tecnica con cui è affrontata e narrata la storia: una tecnica che a prima vista sembra quella alla quale i lettori contemporanei si sono andati abituando attraverso certa narrativa popolare non tanto di fantascienza quanto di avventura, per la quale argomenti immaginari vengono svolti con un linguaggio pseudoscientifico, lasciando sempre il lettore nel dubbio, al margine tra la realtà e la finzione. A questo tipo di costruzione fantastica, basata sull'ambiguità e frutto dell'immaginazione alterata dalla droga. D'Anna aderisce fino in fondo, sino ad aprire un filone praticamente finora inventato.
Alle proprie spalle l'autore non ha un vasto curriculum letterario, ma nonostante la giovane età, ha un passato movimentato e avventuroso; allontanatosi da scuola e famiglia a diciassette anni, a diciannove era già nel cuore dell'Africa, dove ha vissuto in zone diverse per lunghi periodi, facendo esperienze di cui si trova il segno in questo romanzo, ambientato in una Africa allucinata, surreale e indimenticabile.
Language
Italian
Pages
208
Format
Paperback
Publisher
Feltrinelli
Release
May 01, 1967

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