Il secondo e conclusivo capitolo della missione della Belgica nell’Antartide a fine Diciannovesimo secolo diventa un duplice viaggio, fatto di attese e speranze frustrate. Toni Bruno narra da un lato le vicende di Jean, clandestino suo malgrado sul vascello scientifico, che punta verso la Terra del fuoco e successivamente i ghiacci antartici, e dall’altro le vicende di Claire, che Jean ha involontariamente lasciato senza più dare notizie di sé, e che si fa coinvolgere dalle lotte del neonato movimento femminista belga. In una narrazione incrociata che si fa sempre più tesa e piena di pathos, l’autore siciliano annoda i fili delle trame con una maestria virtuosistica, ma scevra da retorica, che restituisce tanto i fatti reali, quanto le vicende di invenzione, in tutta la loro dolorosa inevitabilità. E il viaggio interiore si fa pericoloso quanto quello verso mete sconosciute da esplorare.
Il secondo e conclusivo capitolo della missione della Belgica nell’Antartide a fine Diciannovesimo secolo diventa un duplice viaggio, fatto di attese e speranze frustrate. Toni Bruno narra da un lato le vicende di Jean, clandestino suo malgrado sul vascello scientifico, che punta verso la Terra del fuoco e successivamente i ghiacci antartici, e dall’altro le vicende di Claire, che Jean ha involontariamente lasciato senza più dare notizie di sé, e che si fa coinvolgere dalle lotte del neonato movimento femminista belga. In una narrazione incrociata che si fa sempre più tesa e piena di pathos, l’autore siciliano annoda i fili delle trame con una maestria virtuosistica, ma scevra da retorica, che restituisce tanto i fatti reali, quanto le vicende di invenzione, in tutta la loro dolorosa inevitabilità. E il viaggio interiore si fa pericoloso quanto quello verso mete sconosciute da esplorare.