Un noto quotidiano italiano ha rifiutato di pubblicare questo testo, scritto da un intellettuale russo in esilio, costringendolo a sospendere la sua collaborazione come editorialista. Questo libro di quattro celebri dissidenti russi non parla, per la prima volta, dell'Unione Sovietica, ma sopra tutto dell'Europa "libera", in cui vivono ormai da anni. Dice della "sovietizzazione" strisciante, del comunismo come religione del luogo comune, del conformismo come via al totalitarismo, della "disinformatsija" applicata alle vicende culturali italiane, e dice della nomenklatura delle istituzioni italiane, nei giornali, nelle televisioni, nelle case editrici.
Un noto quotidiano italiano ha rifiutato di pubblicare questo testo, scritto da un intellettuale russo in esilio, costringendolo a sospendere la sua collaborazione come editorialista. Questo libro di quattro celebri dissidenti russi non parla, per la prima volta, dell'Unione Sovietica, ma sopra tutto dell'Europa "libera", in cui vivono ormai da anni. Dice della "sovietizzazione" strisciante, del comunismo come religione del luogo comune, del conformismo come via al totalitarismo, della "disinformatsija" applicata alle vicende culturali italiane, e dice della nomenklatura delle istituzioni italiane, nei giornali, nelle televisioni, nelle case editrici.