Mentre cancella dal suo repertorio in trasformazione storici spettacoli replicati per anni in tutto il mondo come Genesi, la Socìetas Raffaello Sanzio fissa per noi in queste pagine un montaggio di immagini della sua opera: sono figure urlanti senza suoni, impaginate con un gioco di contrasti per esaltarne la fisicità, messa a confronto con la natura e con l’arte che ispira questa visionaria escursione nel terribile. Con Epitaph, Romeo Castellucci ci consegna la storia del gruppo in cui sono cresciuti i suoi figli, arricchendola però con altre prospettive, grazie a una tensione pittorica che è a un tempo memoria, creazione e progresso: un libro d’arte da guardare come uno spettacolo.
“...Romeo, tu sei per me certamente l’artista che assale le zone più oscure della natura umana di ogni individuo, raggiunto personalmente in un ambito collettivo...
...Cos’è questo spazio strano e penetrante dove la freschezza sembra scaturire dalla crudeltà, il sentimento religioso dal paganesimo, l’eleganza dalla trivialità, la modernità dal primitivismo più stupefacente, nel senso di quello ‘che nasce prima’?...
...Cos’è questo sogno visionario e questo incubo ai limiti del soffocamento? La sua arte è genio o simulacro? Terribile o meravigliosa? Pericolosa o ingenua? Si tratta di un profondo cammino estetico o di un sottile inganno? D’un abisso di perversione o d’un trasalimento poetico?...
...Cos’è questo campo di battaglia dove la minima trovata artigianale è trascesa dalla sensazione di una vertiginosa sofisticazione? Dove il verbo si fa letteralmente carne? O l’intuitivo gareggia col sapiente e il concettuale con l’organico?...”
Frie Leysen
Mentre cancella dal suo repertorio in trasformazione storici spettacoli replicati per anni in tutto il mondo come Genesi, la Socìetas Raffaello Sanzio fissa per noi in queste pagine un montaggio di immagini della sua opera: sono figure urlanti senza suoni, impaginate con un gioco di contrasti per esaltarne la fisicità, messa a confronto con la natura e con l’arte che ispira questa visionaria escursione nel terribile. Con Epitaph, Romeo Castellucci ci consegna la storia del gruppo in cui sono cresciuti i suoi figli, arricchendola però con altre prospettive, grazie a una tensione pittorica che è a un tempo memoria, creazione e progresso: un libro d’arte da guardare come uno spettacolo.
“...Romeo, tu sei per me certamente l’artista che assale le zone più oscure della natura umana di ogni individuo, raggiunto personalmente in un ambito collettivo...
...Cos’è questo spazio strano e penetrante dove la freschezza sembra scaturire dalla crudeltà, il sentimento religioso dal paganesimo, l’eleganza dalla trivialità, la modernità dal primitivismo più stupefacente, nel senso di quello ‘che nasce prima’?...
...Cos’è questo sogno visionario e questo incubo ai limiti del soffocamento? La sua arte è genio o simulacro? Terribile o meravigliosa? Pericolosa o ingenua? Si tratta di un profondo cammino estetico o di un sottile inganno? D’un abisso di perversione o d’un trasalimento poetico?...
...Cos’è questo campo di battaglia dove la minima trovata artigianale è trascesa dalla sensazione di una vertiginosa sofisticazione? Dove il verbo si fa letteralmente carne? O l’intuitivo gareggia col sapiente e il concettuale con l’organico?...”
Frie Leysen