Ernesto è un tassista capitolino che vive con vigliaccheria il suo rapporto ormai logoro con una moglie depressa, il suo taxi è teatro di storie che si intrecciano a un delitto nella Roma "bene". La vittima è uno scultore di fama internazionale, ma pochissimi avevano accesso all’appartamento dove viene ritrovato cadavere e nessuno ha un movente valido per torturarlo a morte. L’assassino si concentra in particolar modo sulle sue mani; la ferocia del delitto fa scattare subito la caccia al maniaco e il circo mediatico attorno all’omicidio.
L’ispettore Paolo Proietti, a capo dell’indagine, non può contare sull’ausilio della scientifica. Nonostante lo scempio compiuto su quel corpo, la scena del crimine non svela alcuna traccia significativa. Nessuno, inclusi i figli della vittima, può fornire elementi sulle frequentazioni di un uomo concentrato su se stesso al punto di precludersi qualsiasi amicizia o affetto. Soltanto la straordinaria memoria di Proietti lo porterà a far luce sul caso e a prendere un’importante decisione.
La malattia dell’arte, l’idolatria di chi ne fruisce e l’arroganza di chi la crea, il suicidio di un ragazzo, un matrimonio che si disgrega, l’amore disperato di una donna, si snodano nel silenzio che protegge i mostri e offende gli innocenti. Silenzio che si spezzerà nella voce di una giustizia sommaria, che non regala pace o reale assoluzione dai peccati, ma dignità a quanti sono costretti a macchiarsi le mani di sangue.
Ernesto è un tassista capitolino che vive con vigliaccheria il suo rapporto ormai logoro con una moglie depressa, il suo taxi è teatro di storie che si intrecciano a un delitto nella Roma "bene". La vittima è uno scultore di fama internazionale, ma pochissimi avevano accesso all’appartamento dove viene ritrovato cadavere e nessuno ha un movente valido per torturarlo a morte. L’assassino si concentra in particolar modo sulle sue mani; la ferocia del delitto fa scattare subito la caccia al maniaco e il circo mediatico attorno all’omicidio.
L’ispettore Paolo Proietti, a capo dell’indagine, non può contare sull’ausilio della scientifica. Nonostante lo scempio compiuto su quel corpo, la scena del crimine non svela alcuna traccia significativa. Nessuno, inclusi i figli della vittima, può fornire elementi sulle frequentazioni di un uomo concentrato su se stesso al punto di precludersi qualsiasi amicizia o affetto. Soltanto la straordinaria memoria di Proietti lo porterà a far luce sul caso e a prendere un’importante decisione.
La malattia dell’arte, l’idolatria di chi ne fruisce e l’arroganza di chi la crea, il suicidio di un ragazzo, un matrimonio che si disgrega, l’amore disperato di una donna, si snodano nel silenzio che protegge i mostri e offende gli innocenti. Silenzio che si spezzerà nella voce di una giustizia sommaria, che non regala pace o reale assoluzione dai peccati, ma dignità a quanti sono costretti a macchiarsi le mani di sangue.