La vita umana ha un suo esordio ed una sua fine, e se la fine non avviene a causa di un trauma o di suicidio, avviene necessariamente per malattia: morire di malattia è un evento naturale. È la norma.
Allora perché è così difficile parlarne? Spesso il medico è l’unico interlocutore per le persone giunte a fine vita, come se la morte altro non fosse che il fallimento della medicina, come fosse il risultato di un errore nel processo decisionale o terapeutico di qualcuno.
In quest’opera affrontiamo riflessioni importanti sul significato della vita e della morte con cui il personale sanitario deve ogni giorno confrontarsi per lavoro.
Le cure palliative si prendono carico della persona giunta alla fine della vita cercando di assicurare una buona qualità della vita stessa, più che della sua durata.
La comunicazione con la persona morente e con la sua famiglia, deve tener conto delle caratteristiche dell’individuo, della sua storia, del suo contesto sociale e colturale, dello stato emotivo, del bisogno di sapere o del rifiuto della verità che viene proposta.
Analizziamo il significato del lutto, il suo valore personale nell’espressione del dolore, sociale nella condivisione dello stesso, il significato e la funzione del lutto anticipatorio. Un capitolo a parte è dedicato al lutto patologico.
Il medico deve riuscire a trovare le parole giuste, il contesto contenitivo, l’empatia necessaria per svolgere al meglio uno dei compiti più importanti e difficili ma anche gratificanti della professione. La modalità di comunicazione “corretta” rispetto al lutto si può apprendere, sia facendo tesoro degli studi scientifici in materia, sia condividendo le proprie esperienze.
In contesti particolari come i reparti di area critica: terapia intensiva, pronto soccorso, la comunicazione della morte è più difficile perché la morte stessa qui davvero pare fuori luogo, non è mai attesa.
Saranno trattati anche gli aspetti di grande attualità delle direttive anticipate e del testamento biologico, definendo le condizioni di malato terminale, di stato vegetativo, di stati di minima coscienza e la condizione definita locked-in syndrome.
Consideriamo infine la condizione di malattia terminale non oncologica e la morte che sopraggiunge inaspettata nel paziente acuto, gestita in area critica.
Pages
274
Format
Kindle Edition
Compendio di cure palliative: la gestione del fine vita e del lutto
La vita umana ha un suo esordio ed una sua fine, e se la fine non avviene a causa di un trauma o di suicidio, avviene necessariamente per malattia: morire di malattia è un evento naturale. È la norma.
Allora perché è così difficile parlarne? Spesso il medico è l’unico interlocutore per le persone giunte a fine vita, come se la morte altro non fosse che il fallimento della medicina, come fosse il risultato di un errore nel processo decisionale o terapeutico di qualcuno.
In quest’opera affrontiamo riflessioni importanti sul significato della vita e della morte con cui il personale sanitario deve ogni giorno confrontarsi per lavoro.
Le cure palliative si prendono carico della persona giunta alla fine della vita cercando di assicurare una buona qualità della vita stessa, più che della sua durata.
La comunicazione con la persona morente e con la sua famiglia, deve tener conto delle caratteristiche dell’individuo, della sua storia, del suo contesto sociale e colturale, dello stato emotivo, del bisogno di sapere o del rifiuto della verità che viene proposta.
Analizziamo il significato del lutto, il suo valore personale nell’espressione del dolore, sociale nella condivisione dello stesso, il significato e la funzione del lutto anticipatorio. Un capitolo a parte è dedicato al lutto patologico.
Il medico deve riuscire a trovare le parole giuste, il contesto contenitivo, l’empatia necessaria per svolgere al meglio uno dei compiti più importanti e difficili ma anche gratificanti della professione. La modalità di comunicazione “corretta” rispetto al lutto si può apprendere, sia facendo tesoro degli studi scientifici in materia, sia condividendo le proprie esperienze.
In contesti particolari come i reparti di area critica: terapia intensiva, pronto soccorso, la comunicazione della morte è più difficile perché la morte stessa qui davvero pare fuori luogo, non è mai attesa.
Saranno trattati anche gli aspetti di grande attualità delle direttive anticipate e del testamento biologico, definendo le condizioni di malato terminale, di stato vegetativo, di stati di minima coscienza e la condizione definita locked-in syndrome.
Consideriamo infine la condizione di malattia terminale non oncologica e la morte che sopraggiunge inaspettata nel paziente acuto, gestita in area critica.